Hamas come Nelson Mandela, Piergiorgio Odifreddi sposa la linea di Francesca Albanese e paragona il massacro del 7 ottobre agli atti di resistenza dei partigiani italiani durante l’occupazione nazista. Il matematico parla in Tv a La7 e scatena una nuova polemica, dopo quella di un mese fa, quando commentò l’omicidio di Charles Kirk dicendo che «chi semina vento raccoglie tempesta». Stavolta il tema è Gaza, la trasmissione “L’aria che tira”, condotta da David Parenzo, che chiede ad Odifreddi se le azioni di Hamas, a cominciare dalla strage del 7 ottobre, possano essere considerati atti di resistenza. «Assolutamente sì», replica il matematico. «Non a caso ho citato Mandela. Anche lui era stato accusato di terrorismo».
Hamas, l’ultimo incendio di Odifreddi (La Stampa, 9/10/25). Per un commento vedi qui.
È un vero e proprio “uno contro tutti” quello andato in scena oggi a L’aria che tira, il talk show di La7 condotto da David Parenzo. Al centro della discussione, uno striscione apparso durante i cortei per Gaza, con messaggi inneggianti alla resistenza armata di Hamas. A intervenire in studio, il matematico e saggista Piergiorgio Odifreddi, che non le manda a dire e si scontra apertamente con il conduttore e con le giornaliste Maria Teresa Meli e Maddalena Loy. “Secondo lei, è anche lecito avere delle simpatie per Hamas e considerare il 7 di ottobre un atto di resistenza?” incalza Parenzo. Odifreddi non ci pensa due volte: “Assolutamente sì, anche Mandela era stato accusato di terrorismo”.
Odifreddi: “Hamas? Quando un paese è occupato ha diritto alla resistenza armata” (Il Fatto Quotidiano, 8/10/25)
“Il 7 ottobre è successo qualcosa di inaccettabile. Ma bisogna conoscere bene la storia della Palestina, perché le stragi sono state perpetrate da una parte e dall’altra. E la storia dell’Occidente, che deve farsi un’esame di coscienza». È questo il messaggio del matematico Piergiorgio Odifreddi davanti agli studenti del liceo Cavour occupato. Ad ascoltarlo sono in centinaia. Sono le tante anime del “Cavour Palestine”, dove le lezioni si sono interrotte ieri – e lo saranno fino a domani – per far spazio alla mobilitazione per
Gaza.
La lezione di Odifreddi al Cavour occupato (La Stampa, 8/10/25). Per un commento vedi qui.
A Gaza è in corso un genocidio? Per l’ONU, innumerevoli giuristi e decine di organizzazioni non governative non ci sono dubbi: sì. Ma per Papa Leone XIV la risposta non è così scontata. In un’intervista rilasciata alla giornalista peruviana Elise Ann Allen il Pontefice ha dato prova di equilibrismo: pur riconoscendo le immani sofferenze della popolazione palestinese, “specialmente i bambini, che soffrono la vera e propria fame”, Prevost ha preferito non sbilanciarsi sull’accusa di genocidio: “Ufficialmente – ha detto – la Santa Sede non ritiene che al momento si possa rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo”.
Il papa non parla di genocidio a Gaza. Odifreddi: “Almeno Francesco prendeva posizioni chiare” (FanPage.it, 18/09/25). Per un commento, vedi qui.
Il matematico impenitente Piergiorgio Odifreddi, 75 anni, non è nuovo alle posizioni spericolate, ma non ci sta a passare per un facinoroso dopo il suo intervento a L’aria che tira su La 7 criticato dalla premier Meloni. Lei sostiene che non sia uguale sparare a Martin Luther King e a Charlie Kirk, è così?
«Mi pare logico. Nella trasmissione non mi hanno fatto finire il ragionamento, ma non intendevo giustificare la violenza. Semplicemente, credo che se uno predica la pace è più assurdo che venga ucciso, mentre chi dissemina odio e incita al riarmo si esponga maggiormente a ritorsioni. Questo non significa che io ne sia contento, come ha detto Meloni, o che lo trovi giusto. Le persone però non sono tutte uguali, e non c’è nulla di male nel dirlo».
La premier contro Odifreddi: “Clima insostenibile”. Odifreddi: “Non ho mai sostenuto la violenza” (La Stampa, 14/09/25)
Caro papa Leone XIV, spero che non si offenda se a farle i più sinceri complimenti per la sua elezione, e i migliori auguri per la sua incoronazione, è un matematico ateo. La prima qualifica ci unisce per formazione, mentre la seconda ci divide per vocazione. Se fossi credente, direi che il Signore assegna a ciascuno di noi un compito, in maniera imperscrutabile, e a noi non resta che portarlo avanti nel migliore dei modi possibili: una posizione agostiniana, in fondo. Nell’omelia della Messa pro Ecclesia dello scorso 9 maggio, il giorno dopo la sua elezione, lei ha invece avuto parole dure per gli atei come me: «Oggi non sono pochi i contesti in cui alla fede cristiana si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere».
Caro papa, ti scrivo (La Stampa, 18/05/25). Vedi la ripresa su (19/05/25). Per un commento, vedi qui e qui.
Cosa hanno in comune il nuovo Papa, Leone XIV, capo della Chiesa Cattolica e custode dei suoi dogmi immutabili e infallibili – come la resurrezione di Cristo e la verginità di Maria – e uno scienziato ateo e irriverente anticlericale come Piergiorgio Odifreddi? A primo acchito si potrebbe rispondere: niente, nessun punto di contatto, due rette parallele destinate a non intersecarsi mai. E invece non è così, tra i due c’è un punto in comune. Entrambi, infatti, hanno studiato matematica all’Università, sia pur approfondendo la materia in modo molto diverso.
Papa Leone XIV secondo Odifreddi (Fanpage, 9/05/25)
Piergiorgio Odifreddi, da ateo, cosa pensa di questa spettacolarizzazione del Conclave? «C’è un interesse eccessivo, forse dovuto al film che ha portato alla ribalta gli intrighi per l’elezione. Ma tutto ormai viene spettacolarizzato. Penso all’ultimo giorno di vita di papa Francesco. Ci hanno fatto vedere anche quando è stato pizzicato sul collo, perché doveva rimanere sveglio. Abbiamo visto la sua sofferenza». Qualcuno dice un Conclave ormai in stile X Factor: dentro o fuori? «Esatto. Con l’assalto inutile delle telecamere ai cardinali, che non possono rompere il silenzio. Ormai viviamo in questo genere televisivo, con il calcolo delle possibilità di vittoria».
Conclave in stile X-factor. Il Vaticano? Non molla il potere (La Stampa, 8/05/25)
Odifreddi, la parola logos è portatrice di molti significati. Da quale accezione potremmo partire? «Usare una parola dal greco antico è sempre un azzardo. Nel Vangelo secondo Giovanni, per esempio, si legge “In principio era il Logos”. Il concetto viene interpretato in maniera un po’ fantasiosa, addirittura come incarnazione della divinità. E se nel Vangelo il Logos viene identificato con Dio, la parola divina nella scienza s’identifica con l’idea di Ragione.
Il Logos? Non solo razionalità (Quotidiano della Puglia, 8/05/25)
Papa Francesco è stato forse il pontefice più frainteso e adulato dalla stampa e dai fedeli, che all’unisono l’hanno presentato come un uomo di innovazione e di cambiamenti epocali, anche quando l’evidenza dei fatti e la sobrietà dei giudizi avrebbero dovuto ispirare un atteggiamento più equilibrato e sobrio. Per esempio, tutti ricordiamo il «Buonasera» con cui aprì il suo pontificato il 13 marzo 2013, la sera della sua elezione in Piazza San Pietro, ma tutti abbiamo dimenticato l’analogo «Buonanotte» con cui Benedetto XVI aveva chiuso il suo il 28 febbraio, la sera delle sue dimissioni a Castel Gandolfo. Qualcosa di subliminale ha portato il pubblico a considerare la prima espressione come straordinaria, e la seconda come ordinaria, benché avessero la stessa identica valenza linguistica.
E’ stato il Santo Padre più frainteso di sempre (La Stampa, 22/04/25). Traduzione inglese qui.
Il suo pontificato? Una delusione, soprattutto per quanto concerne la lotta alla pedofilia nella Chiesa Cattolica e una radicale riforma dello IOR. Ma anche su altre questioni, ad esempio l’ecologismo, Bergoglio è stato “eccessivamente astratto” per non aver mai affrontato due tematiche fondamentali, come il consumo di carne e la sovrappopolazione del pianeta.
Da Papa Francesco mi aspettavo di più (Fanpage, 21/04/25)
Il ricovero di Papa Francesco al Policlinico Gemelli di Roma per un’infezione polimicrobica delle vie respiratorie ha riaperto il dibattito sulla possibilità che Bergoglio possa rassegnare le dimissioni come fece, nel febbraio 2013, il suo predecessore Benedetto XVI. Le condizioni di salute del Santo Padre infatti non sono delle migliori: gli esami hanno evidenziato un quadro clinico complesso che richiederà una degenza ospedaliera adeguata, probabilmente non breve. Per questo da più parti si è tornati a parlare dell’ipotesi di un suo “passo indietro”, scenario che d’altro canto lo stesso Santo Padre aveva evocato esplicitamente.
Papa Francesco faccia un gesto di umiltà, e si dimetta (Fanpage, 18/02/25)
Credo che il modo migliore per ricordare Gabriele Lolli sia ricordare i libri a cui ha dedicato le sue energie intellettuali, in un mezzo secolo esatto di attività editoriale: dalla Teoria assiomatica degli insiemi del 1974 a La creatività in matematica del 2024, entrambi per Bollati Boringhieri. Evitando un buon numero di titoli tecnici per specialisti, concentriamo l’attenzione sui volumi nei quali Lolli ha infuso la sua sapienza divulgativa. Libri dai quali chiunque voglia farsi un’idea della logica, o della filosofia e dei fondamenti della matematica, può trarre piacere e beneficio, come ne traevano dalle sue conversazioni i fortunati che hanno avuto l’occasione di conoscerlo e di frequentarlo.
Gabriele Lolli: guida alla lettura (L’Indice, Febbraio 2025)
La millenaria storia della logica è partita da Aristotele e dagli stoici, è passata attraverso gli scolastici, ed è approdata a Kant e Hegel. Non stupisce, dunque, che la si sia sempre studiata nei Dipartimenti di Filosofia. Negli ultimi duecento anni, però, la logica è diventata dapprima matematica e poi informatica, ma solo nell’ultima parte del secolo scorso ha acquisito diritto di cittadinanza nei rispettivi dipartimenti. In buona parte, grazie al lavoro e all’impegno di Gabriele Lolli, il più titolato logico e filosofo della matematica italiano della seconda metà del Novecento, che ci ha lasciati orfani l’altro ieri, due settimane dopo il suo ottantaduesimo compleanno.
Gabriele Lolli, il filosofo della logica che veniva da Yale (La Stampa, 16/01/25)
Il poeta Thomas Eliot scriveva, in uno dei suoi Quattro Quartetti: «Ciò che chiamiamo inizio è spesso la fine. E fare una fine è iniziare. La fine è da dove iniziamo». Non a caso, le feste di capodanno inducono una confusione palese tra ciò che finisce e ciò che inizia, perché in realtà non finisce niente di vecchio, e non inizia niente di nuovo. Tutto procede esattamente come prima: passati i cenoni e i botti, chi la pensa alla maniera dei poeti si ritrova dov’era prima, come se niente fosse successo. I matematici, però, la pensano diversamente dai poeti.
Fare una fine (La Stampa, 2/01/25)






