Nell’omelia di San Giovanni, l’arcivescovo di Torino ha presentato una visione della città, del Paese e del mondo moderno a metà tra il futurista e l’arcaico, perfettamente in linea con il papato di Francesco. Da un lato ci sono analisi (nel primo caso della tecnologia, nel secondo dell’ambiente e del clima) che sono in larga parte condivisibili e condivise. Dall’altro lato ci sono invece proposte di soluzioni (ispirate a Giovanni Battista o Gesù di Nazaret) che appaiono e sono anacronistiche e fuori del tempo.

Soluzioni facili a problemi difficili (La Stampa, 25/95/23)

Nel suo intervento al Concertone del 1 maggio, Carlo Rovelli ha esposto in maniera efficace e concisa le ragioni della pace. Ha solo sbagliato la cifra relativa alla spesa mondiale annuale per gli armamenti, parlando di due trilioni di dollari. In realtà, e per fortuna del mondo intero, non si spendono due miliardi di miliardi l’anno per le armi, ma “solo” duemila miliardi. Ma questo è secondario, e comunque si tratta di cifre difficili da visualizzare per chiunque, fisici e matematici compresi. Per farsene un’idea, 2800 miliardi di euro è l’ammontare del debito pubblico italiano.

Per costruire una nuova pace serve una nuova Onu (La Stampa, 8/05/23)

Nelle ultime settimane l’Intelligenza Artificiale è affiorata nel dibattito pubblico, in seguito all’esplosione di Chat Gpt. Ma in realtà il dibattito al proposito è vecchio come il mondo, letteralmente, perché il problema teorico ha di molto preceduto le sue realizzazioni pratiche. Nel mito di Pigmalione, per esempio, lo scultore crea la statua di Galatea, e finisce per innamorarsene.

L’Intelligenza Artificiale ci sta superando, darà vita a una nuova specie (La Stampa, 5/03/23)

Nel dibattito sulla tradizione che la destra starebbe strappando alla sinistra interviene Piergiorgio Odifreddi, 73 anni, già professore ordinario di Logica matematica all’Università di Torino e divulgatore scientifico con libri come Grandi lampi di genio. Storie di scienza per ragazzi illuminati (De Agostini) e lo spettacolo su Einstein Il grande racconto dell’astronomia,  al Teatro Vittoria di Roma.

La sinistra dimentica le tradizioni (La Stampa,  2/03/23)

Quando incontrai Benedetto XVI per la prima volta, il 13 dicembre 2013, immaginavo che non l’avrei più rivisto, perché sembrava fisicamente fragile e mentalmente prostrato. Lui stesso, quando gli proposi di rivederci per il Natale dell’anno dopo, mi rispose: «Se sarò ancora vivo». Ma quando tornai da lui per la seconda volta, il 15 marzo 2015, lo trovai rinato. Stare lontano dalle preoccupazioni della Curia, evidentemente gli aveva infuso nuove forze. La morte è stata comunque uno dei fili conduttori dei nostri incontri e delle nostre lettere.

Colto, gentile, incompreso: altro che Papa reazionario (La Stampa, 2/01/23). Vedi un commento qui

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