Il matematico impenitente (2008) Il matematico impenitente (2008)

L’immagine di copertina è esaustiva. Con il solito piglio sardonico, il viso di Piergiorgio Odifreddi sfida le fiamme dell’inferno che lentamente lo inceneriscono. La citazione riguarda una nota trasmissione televisiva di Corrado Augias in cui il professore veniva colpito da un fulmine proprio come il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte.

“Pentiti, scellerato”. E invece no. Otto volte no: io non mi pento . Non si può certo dire che gli manchi il coraggio. Dopo le polemiche suscitate da parte del mondo cattolico, accademico, filosofico e mediatico, in seguito alla pubblicazione del suo precedente saggio Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) , il nostro matematico non ha nessuna intenzione di abiurare, anzi.

Questo suo nuovo lavoro, suddiviso in sette sezioni diverse, affronta tutti i temi caldi del dibattito intellettuale italiano, attraverso l’analisi dei fatti di cronaca più rilevanti degli ultimi anni. Dallo tsunami ai sospetti brogli elettorali delle precedenti elezioni, dall’editoria a Gödel, ciascun episodio offre uno spunto per riflettere sulle grandi questioni spirituali e temporali del mondo contemporaneo. Il matematico “impenitente” non demorde e rilancia, descrivendo le leggi della religione degli scienziati – per intenderci quella del “Deus sive Natura” spinoziano – e addirittura dettando un nuovo “Credo”, una professione di fede cieca e assoluta verso le regole della natura.
Nonostante il tema teologico, al quale è espressamente dedicata una sezione del libro, sia il fil rouge che percorre tutto l’impianto dell’opera, Piergiorgio Odifreddi non risparmia le critiche alle altre branche del sapere, prime fra tutte la filosofia e la letteratura. Per quanto riguarda la prima, in queste pagine si ritorna al dibattito intellettuale che ha già coinvolto in passato pensatori del calibro di Severino e Cacciari, per quanto concerne invece la letteratura, si schiudono nuovi e interessanti prospettive di discussione.

Secondo Odifreddi la creazione letteraria non è altro che il frutto della fantasia: invenzione, favola, insomma mera illusione che non merita di rivestire il ruolo cardine che ricopre nel mondo della conoscenza e, soprattutto, dell’editoria. Meglio sarebbe per i lettori rivolgere la propria attenzione e il proprio interesse alla scienza, cioè ai fatti reali, capaci di rivelare le leggi universali del mondo e di squarciare il velo delle illusioni che ci impedisce di conoscere la realtà.
Ancora una volta, dunque, il professore sferra il suo attacco in nome di uno scientismo integralista, utilizzando il dogma riduzionista come una spada in grado di colpire tutte le branche del sapere. Una vera e propria crociata che prosegue sulle pagine di questo nuovo libro, un’opera che comunque si dimostra capace di suggerire nuove riflessioni, riaccendere passioni, stimolare una ricerca di senso assoluto – religioso o scientifico – in una società pervasa dal relativismo.

La presentazione del libro a Fahrenheit – Radio 3

IntervisteRecensioni

Massimo Villa

UnoMattina - 4.07.2008

Repetita iuvant, sembra dire Pier Giorgio Odifreddi nel reiterare imperterrito la sua battaglia di defensor scientiae, abbarbicato alla frontiera della matematica come garante prima delle uniche verità possibili: quelle nate dalla ricerca scientifica, ad essa e solo ad essa continuamente sottoposte, mai definitive se non quando la sperimentazione le rende tali. Lo aveva già fatto nei suoi libri precedenti: prima dichiarandosi “non cristiano” (e tanto meno cattolico), poi dicendosi matematico impertinente nel senso che non si dichiarava aderente a nessuna “parte” che non fosse quella della libera e laica ricerca, lo fa ora definendosi matematico “impenitente”[...]
Alfio Siracusano - Il Sottoscritto

Lasciatemi fare all'inizio una brevissima considerazione sull'importanza di avere in Italia editori indipendenti che possano e vogliano pubblicare anche i libri di personaggi "scomodi", impertinenti e impenitenti, appunto, com'è Odifreddi. Ciò detto, la prima idea che mi è balzata alla mente leggendo questo titolo è quella scena di Indiana Jones e l'ultima crociata (rispolverato in queste settimane e riproposto al pubblico in occasione dell'uscita del nuovo film della serie) quando, per superare una delle trappole mortali che devono essere evitate per accedere indenni al luogo in cui è conservato il Graal, Indiana Jones deve procedere come un uomo penitente, chinare la testa insomma[...]
Giulia Mozzato - www.wuz.it 22.5.2008

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